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lugano, Switzerland
ღ ღ ღ capricorno,ascendente leone, luna in acquario. Sono una persona semplice, abbastanza solitaria e avendo intrapreso un nuovo percorso spirituale la solitudine mi aiuta a centrarmi e a meditare.Vivo attimo per attimo,il momento presente e da questo tutto diventa sincronicità. In tutto cio' che si fa, è la Mano di Dio a guidarci, nulla accade per caso...pensaci!!! Quando amo do' tutta me stessa...e ora amo con tutto il mio Cuore...ღ ღ ღ

vivi l'attimo
vivi qui e ora
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sii te stesso...sempre
ascolta il tuo Cuore


...che ne sai dell'origine delle lacrime
se non hai mai pianto...
Renato Zero


mercoledì 22 ottobre 2008

I bambini di strada: l'esclusione dell'infanzia


I bambini di strada sono diventati un fenomeno sociale. Da sempre i bambini esclusi e abbandonati hanno cercato "nella strada" un'opportunità di sopravvivenza, ma ai nostri giorni il fenomeno è reso più esplosivo e numericamente rilevante da un modello economico e sociale che crea oggettivamente esclusione.

L'America Latina è oggi il continente dove il fenomeno dei bambini di strada è più esteso, dove le contraddizioni di questo sistema denominato "neoliberismo" sono più evidenti. Qui infatti si registra la peggiore distribuzione di ricchezze e più della metà della popolazione è povera. Negli ultimi trent'anni la mancanza di riforme agrarie per la redistribuzione delle terre, il rafforzamento dei grandi latifondi, la presenza delle multinazionali e le guerre civili scaturite dalle profonde ingiustizie sociali hanno innescato l'esodo verso le aree urbane, cresciute in modo selvaggio, dove la povertà è in costante aumento. Milioni di persone sono divenute mano d'opera a basso costo per l'industria latinoamericana destinata principalmente all'esportazione verso i mercati statunitense ed europeo. Ecco quindi nascere favelas, asentamientos e baraccopoli, città ai confini delle città, senza servizi e abbandonate dalle istituzioni pubbliche, dove la violenza spesso caratterizza il rapporto sociale, e dove forme di auto-organizzazione sociale non riescono a far fronte ai gravi problemi della disoccupazione e dell'emarginazione. In questo contesto anche la famiglia perde il suo ruolo con genitori impegnati in una lotta quotidiana per la sopravvivenza e bambini costretti a contribuire al reddito familiare con lavori di ogni tipo.

Secondo il rapporto globale "A future without child labour" (2002) dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) sono 246 milioni i ragazzi dai 5 ai 17 anni (uno su sei) costretti al lavoro. Fra loro, 179 milioni sono tuttora esposti alle forme peggiori di lavoro, dannose per la loro salute fisica, mentale o morale, e 8,4 milioni di bambini sono sottoposti alle forme peggiori di lavoro minorile quali schiavitù, schiavitù per debiti, arruolamento forzato in vista di conflitti armati, la prostituzione, pornografia e altre attività illecite. Le campagne contro il lavoro minorile però non trovano d'accordo migliaia di bambini lavoratori che in questi anni si sono organizzati per difendere i propri diritti. Chiedono garanzie di dignità e diritti sul lavoro e non la sua abolizione che nella situazione attuale significherebbe ulteriore emarginazione e miseria.

Ma esiste anche un'altra via che i bambini percorrono: la strada. Sembra contraddittorio, ma nella strada i bambini spesso trovano quelle risorse materiali ed emozionali che la famiglia o la società continua a negargli. In strada trovano da mangiare, anche se è cibo scadente, possono guadagnare qualcosa elemosinando, facendo piccoli lavoretti, rovistando negli immondezzai oppure rubando. La strada del centro delle città è più sicura e meno violenta dei quartieri poveri da cui provengono i bambini, ed è spesso più sicura anche della propria casa dove la violenza dei genitori è una costante della vita. La strada è quindi una scelta di sopravvivenza, un luogo che in qualche modo offre un'alternativa alla povertà della propria casa. La ricerca di un'opportunità di vita in strada non viene compresa dalla società.

I bambini di strada sono "l'ultimo anello" della catena della società dello sviluppo; essi riflettono senza mediazione le perversioni del sistema: non sono funzionali al mercato, non rappresentano una classe sociale, hanno perso il riferimento familiare come modello da imitare, creano problemi d'immagine in una società che sull'immagine basa il suo consenso, svelano l'abuso delle sostanze stupefacenti come difesa ad un mondo d'esclusione. I bambini di strada sono in definitiva un semplice, definitivo ed incosciente atto d'accusa contro la società dell'homo economicus. Ecco perché la società considera i bambini di strada "socialmente indesiderabili", un fattore da rimuovere, spesso con veri e propri atti di "pulizia sociale": 2.000 bambini ed adolescenti sono stati uccisi dal 1998 al 2003 in Honduras, centinaia sono stati eliminati in Guatemala, in Brasile gli squadroni della morte hanno assassinato in soli due anni (1988 - 1990) 4.611 bambini e adolescenti, in Colombia muoiono in modo violento 5 bambini al giorno.

I bambini di strada sono, insieme ai bambini soldato, ai bambini lavoratori, ai bambini schiavi e ai bambini violentati dentro e fuori le mura domestiche, i rappresentanti di un'infanzia negata. Ma la prerogativa dei bambini di strada è il loro spazio vitale: occupano uno spazio fisico pubblico, sono visibili, condividono la quotidianità con la città. La loro determinazione ad occupare lo spazio pubblico è una sfida continua all' immagine sociale, è una contraddizione lacerante che non può essere nascosta.

L'assenza pressoché totale delle istituzioni pubbliche demanda alla società civile il compito di creare un ponte tra i bambini di strada e la società. Decine di gruppi e di associazioni in tutta l'America Latina operano spesso con scarsità di mezzi. Ma l'esperienza di questi anni ha dimostrato che solo partendo dalla considerazione che i bambini di strada devono essere ascoltati e compresi e non "integrati o puniti", si potrà percorrere un cammino di trasformazione che parta dalla condizione del bambino per investire tutta la società.

Una pubblicazione della Biblioteca Culture del Mondo

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